Gabriele Mayer, il sarto-costumista che ha fatto la storia dell’Italia

Nel 2006 aiuta Milena Canonero e realizza più di 100 abiti per “Marie Antoinette” di Sofia Coppola.
Veste le dive del cinema italiano, e non solo.
A febbraio 2023 esce un libro su di lui “Gabriele Mayer. Una vita di costumi” edito da Lucia Masina, ricco di immagini e testimonianze.

Ursula Andress e Gabriele Mayer sul set de Il Quinto Moschettiere, 1979 credit ilsole24ore.com

Gabriele Mayer, nato come Gabriele Pacchia, cresce letteralmente all’interno del Costume.
I suoi genitori hanno una sartoria di famiglia, non una qualunque, ma una sartoria di teatro. É quindi per lui normale a cinque anni iniziare a realizzare micro modelli per le bambole.
Alla morte del padre, avvenuta quando aveva 19 anni, si ritrova a compiere una scelta: diventare architetto o prendere le redini della sartoria di famiglia? La scelta è ovvia.
Presto diventa collaboratore di importanti costumisti come Giulio Coltellacci, Maria de Matteis e Piero Gherardi, i quali gli trasmettono il mestiere del costumista.
In pochissimo tempo riesce a comprendere che l’essenza non è la patina esterna, ma la delineazione del personaggio sul quale si adopera, con l’intento di plasmarlo e dargli carattere.
Lavorare senza mai fermarsi è il segreto. Così pian piano arriva a lavorare con nomi importanti: Fellini, De Sica, Sofia Coppola, Sophia Loren, Heather Parisi e tantissimi altri.

Gabriele Mayer nella sartoria G.P.11 a fine anni ’80 credit ilsole24ore.com

Non ho mai amato andare a cercare il gossip della moda, perché trovo che il mio lavoro è quello di curare e perfezionare il costume addosso ad un corpo. Quel corpo deve essere esaltato, in qualunque forma sia.

Dalla presentazione del libro Una Vita di Costumi

Lavorando a stretto contatto con l’attore, è come se riuscisse a captare tutte le sfumature caratteriali della persona.
Di Sophia Loren riporta che è incredibilmente simpatica, Monica Vitti è l’eterna indecisa, Giulia Masina diventa una donna insicura per via dei tradimenti di Fellini.

Una donna in particolare, tra le tante che ha vestito, ha un’immediata associazione a lui: Raffella Carrà. Mayer è da sempre un nome conosciuto nel panorama televisivo/cinematografico, ma entra a far parte del senso comune quando cura gli abiti per la trasmissione “Pronto, Raffaella?”
Un altro legame lavorativo che dura da anni è quello con Renato Zero: lo ricopre di paillettes, fa uscire il suo lato più estroso, abiti che negli anni rende sempre più originali e accattivanti.

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