Giornata Mondiale dell’Endometriosi: il racconto di Alessandra

Alessandra Iurescia è una ragazza molisana classe ’96. Vivere in piccoli paesi a volte è più dura del previsto, come ad esempio nel caso in cui hai una malattia considerata invisibile e poche possibilità di approfondirla vicino casa. Per questa ragione Alessandra poche settimane fa si è recata a Verona, all’ospedale Negrar, per fare una visita in un centro specializzato.

Girasole simbolo dell’endometriosi

Oggi, 28 marzo, nella giornata mondiale dell’Endometriosi, Alessandra si racconta a CONNECTIONMAG:

Era il 2017, ero al secondo anno di università alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria di
Campobasso. Ero così immersa in questa nuova fase della mia vita da non aver dato importanza ad un
malessere che mensilmente bussava alla mia porta. Del resto c’è una forte credenza sociale-culturale, che costringe ogni giovane donna a credere che sia normale soffrire ed avere un ciclo mestruale doloroso ed invalidante. Presto però avrei dovuto fare i conti con la realtà.

Feci così la mia prima visita ginecologica e purtroppo trovai disinformazione ed incompetenza; mi
consigliarono di iniziare ad assumere una normale pillola anticoncezionale, come se si trattasse di
comprare un pacchetto di caramelle. Ovviamente non mi fidai di questa non-visita e fortunatamente
indagando venni indirizzata da una ginecologa esperta in endometriosi, che appena vide le mie condizioni telefonò a un suo collega primario per esporgli l’urgenza del mio caso: dovevo operarmi altrimenti avrei potuto perdere un ovaio.

Ad ottobre dello stesso anno subisco il mio primo intervento in assoluto. A ripensarci mi rendo conto con quanta sana incoscienza affrontai l’intervento, completamente ignara del post. Riposo assoluto per diversi mesi, punture e pillola. Non fu certo uno dei periodi più belli della mia vita: sbalzi d’umore repentini e un aumento di peso molto importante con conseguente senso di rassegnazione verso il mio cambiamento fisico, che condizionava molto fortemente anche la mia psiche.

Successivamente con una giusta attività fisica riuscii a perdere peso. Le cose andarono meglio e per cinque anni l’endometriosi sembrava essere andata in vacanza finché nell’aprile del 2022 sono riniziate le notti insonni con dolori di ogni tipo che attanagliavano tutto il mio corpo. Emicranie, cervicalgia, dolore
lombare e renale, giramenti di testa, nausee e fitte lancinanti al fianco sinistro.

Prenoto subito una visita di controllo e una risonanza pelvica per avere la certezza ed eccola qui: la Signora Endometriosi è tornata più forte che mai.

Dopo un anno riesco ad ottenere una visita all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria Negrar, grazie alla condivisione di un’altra donna che mi ha prontamente indirizzata.

Adenomiosi, ipertono e cicatrici di natura endometriosica… la strada per la riabilitazione è molto lunga ma ora che posso dare un nome ai miei dolori mi sento rincuorata.

Ho ventisei anni e ringrazio ogni giorno me stessa, anche per i giorni in cui non vorrei vivere il mio corpo, perché nonostante tutto ho la fortuna di essere sempre sostenuta dalla mia famiglia e dal mio compagno. Quello che mi sento di consigliare a qualsiasi donna è di fare tanta prevenzione, di non lasciar passare anni e anni tra un controllo e l’altro e di non sottovalutare mai i dolori mestruali. Non è normale soffrire per le mestruazioni, non è normale svenire per i dolori e non dovete accontentarvi di farvi seguire da personale non qualificato e che per giunta sminuisce questa malattia.

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