Il lato psicologico di Endometriosi e Vulvodinia: il racconto di Greta

Endometriosi, vulvodinia, ma anche tante altre malattie, riguardano molti aspetti della vita. Non solo quello fisico, per i dolori e le difficoltà ad esse correlate, ma anche quello psicologico, per via dello sminuimento di queste patologie e di tutto ciò che non si vede.

Abbiamo parlato proprio di quest’ultimo aspetto con Greta.

Sentirsi ripetere che è tutto nella propria testa, che ci si vuol vedere a tutti i costi malati, che in questi casi si devono prendere gli psicofarmaci: queste sono state solo alcune delle frasi che Greta, come tante altre donne, si è sentita ripetere prima e dopo la diagnosi di endometriosi e vulvodinia.

Da una parte i dolori che le rendevano la vita complicata, dall’altra le persone che sminuivano i suoi problemi.

Quando nel giugno 2021 è arrivata la diagnosi di endometriosi e dopo qualche mese quella di vulvodinia, ha iniziato ad avere problemi di autostima e insicurezza che non le permettevano di vivere una vita tranquilla e di avvicinarsi a dei ragazzi, perché si ripeteva:

“Chi vuole stare con una ragazza con tutti questi problemi? A 27 anni non posso neanche avere un rapporto sereno senza piangere.”

Questi pensieri intrusivi la perseguitavano anche nei rapporti di amicizia, perché stando sempre male non viveva la socialità come avrebbe dovuto, ma è stato proprio il pensiero di essere ferma, perdendosi tutti i momenti belli della vita, a portarla ad intraprendere un percorso di psicoterapia.

In quel momento le questioni da affrontare sono state molte, perché oltre ai fattori già elencati, anche l’assenza di mestruazioni dovuta alla terapia ha rappresentato un ostacolo. Se in un primo momento si può pensare che possa essere bello non averle per non soffrire, questo la portava a sentirsi meno donna, ma anche a vedersi in modo diverso visto il corpo che cambiava con l’assunzione dei farmaci.

D’altra parte le malattie le hanno insegnato a conoscersi meglio, a prendersi i propri spazi e tempi, riconoscendo il momento in cui il corpo ha bisogno di fermarsi.

Ad oggi sta riuscendo ad accettare le patologie attraverso questo percorso, perché ha compreso che Greta non significasse malattia, ma Greta. E che la malattia fosse solo una componente della sua vita.

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