Il ‘nuovo’ Helmut Lang di Peter Do

Il solo annuncio della nomina di Peter Do come direttore creativo di Helmut Lang aveva creato enormi aspettative. Sono state soddisfatte?

Chi è Peter Do?

Non è affatto trascurabile il background del designer newyorkese di origini vietnamite: studia presso il Fashion Institute of Technology di New York, cattura rapidamente l’attenzione dell’industria ma il suo percorso subisce una rapida ascesa con la vittoria del LVMH Graduate Prize nel 2014.
Inizia la sua carriera lavorando nel reparto prêt-à-porter di Céline e, per il suo stile sofisticato e minimalista, presto si guadagna il titolo di erede di Phoebe Philo. Successivamente, contribuisce allo sviluppo del brand di Derek Lam prima di decidere di lanciare la sua etichetta omonima nel 2018.
Peter Do è noto per il suo approccio unico al design, che mescola abilmente il minimalismo con una precisione sartoriale tagliente. La sua modellistica a tratti architettonica e l’uso di tessuti di alta qualità conferiscono alle sue creazioni una raffinatezza senza tempo. Il suo stile si basa sulla riduzione, un processo che ha reso celebre Helmut Lang negli anni ’90 e che ora lui stesso tenta di riportare alla vecchia gloria.

L’esordio alla NYFW 2023

Do apre la fashion week di NY nella fredda location in cemento all’interno dello Skylight di Essex Crossing. A rendere però accogliente l’atmosfera ci ha pensato l’autore vietnamita Ocean Vuong ricoprendo la passerella con scritte bianche (chiaro riferimento al lavoro di Jenny Holzer per Helmut Lang negli anni ’90). L’ambiente anonimo è stato animato ulteriormente da ciò che diventa una performance studiata nei minimi dettagli: i modelli sfilano ricreando quel “ caos ordinato” tipico delle strade della Grande Mela, accompagnati da un sottofondo musicale che cambia di continuo.

Helmut Lang SS24

Il rilancio del brand è avvenuto tramite una serie di iconiche references.

La palette colori: l’utilizzo del fucsia potrebbe sembrare inusuale all’interno di una collezione che predilige colori neutri, ma in realtà ci potrebbe essere un chiaro riferimento alla collezione SS del 1999. Ancora il giallo, che fa riferimento all’iconico taxi (fu Helmut Lang il primo stilista a sfruttare la striscia pubblicitaria sul tettuccio dei taxi gialli di New York col suo nome).
Le poesie di Ocean Vuong: ad essere ricoperti con le parole di Vuong non solo la passerella ma anche buona parte dei capi. Camicie, magliette e bluse che probabilmente diverranno i pezzi emblematici di questa collezione d’esordio.
Le top model: a chiudere questa sfilata arriva la modella russa iconico volto di Prada, Sasha Pivovarova.

Rinascita o disfatta?

Uno show indubbiamente potente, che però ci spinge a chiederci se la collezione in sé sia stata all’altezza delle enormi aspettative che vi erano attorno a questo debutto. Sicuramente un buon inizio per Do, che però dovrà riuscire a far evolvere un brand fortemente radicato all’essenzialità che lo ha reso celebre negli anni ’90. La prossima volta non sarà sufficiente ripescare capi d’archivio e caricarli di nostalgia.

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