A cento anni dalla nascita di Benito Jacovitti, la sua città natale, Termoli, e Roma ospitano una mostra in suo onore.
“L’incontenibile arte dell’umorismo“, una rassegna a cura di Dino Aloi e Silvia Jacovitti con Giulia Ferracci ripercorre le orme del celebre fumettista Italiano. Una tavolozza variopinta di personaggi che hanno fatto la storia del fumetto. Tra risate e spunti di riflessione, ancora una volta ci troviamo catapultati in un universo visionario e sempre attuale.

Ma cosa significa nascere nel 1923 a pochi anni dalla conclusione del primo conflitto Mondiale?
A nostro avviso significa custodire inconsciamente una profonda sensibilità verso la vita e una spiccata consapevolezza del male che spesso incombe sugli esseri umani. Jacovitti, con la “I lunga”, come specificò ad una presentatrice durante la sua prima apparizione televisiva, creò un mondo nuovo che prima di lui non esisteva, un mondo grottesco ma al contempo puntuale e coerente, che si è fatto spazio nelle case e nel cuore di ognuno di noi.
L’inizio della sua carriera avviene nella capitale fiorentina, dove dopo una formazione liceale artistica, arrivano le prime collaborazioni con “Il brivido” e soprattutto con il famoso giornale per ragazzi “Il Vittorioso” fino alla fine degli anni ’60.
Dopo la conclusione del doloroso capitolo che è stata la seconda guerra Mondiale, un Jacovitti più maturo, artisticamente parlando, prosegue la sua carriera a Roma. Fu qui che nacquero i suoi più iconici personaggi, primo fa questi per fama senza dubbio “Cocco Bill”. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 lavorò con “Il Corriere dei Ragazzi” e con il “Corriere dei Piccoli”.
Da qui in poi numerosi personaggi presero vita dal pennino di questo genio creativo che dimostrò in diversi momenti della sua carriera di non amare la censura; si animarono cowboy, giornalisti, teenager anni ’60 ed infine anche salami parlanti! Nonsense e surrealismo dominavano le opere del fumettista che giocò con i generi e le forme; spaziando dalle illustrazioni di Pinocchio per Collodi al “Kamasutra”.
Una carriera complessa, ricca ed intensa, come osservare un quadro di Hieronymus Bosch, dove i personaggi raffigurati prescindono le proporzioni classiche che ci aspettiamo ed i simboli trionfano e si celano al contempo in un contesto quasi onirico e paradossale.
La verità è che Jacovitti fu un uomo anticonformista e da un cuore grande, che della risata fece il suo tratto distintivo e l’antidoto ai malesseri della società.
Artigiano del buonumore fino alla fine! Sulla sua lapide decise di far scrivere: “Fui solo e sarò un clown”.
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