Il disegno per Pietro Tenuta, conosciuto come Maniaco d’amore, è sempre stato un modo per comunicare senza bisogno di parlare. In questa intervista ci ha raccontato come nasce questo pseudonimo, i suoi punti di riferimento sin da bambino, la tecnica che predilige e molto altro.
Ciao Pietro, sei un bravissimo illustratore e il tuo pseudonimo sui social è “Maniaco d’amore”. Ci racconti come hai scelto questo nome?
Ciao ragazzi, grazie per questa intervista. Nel 2017 decisi di creare la pagina spinto anche dalle persone che mi stavano accanto e sapevo che avrei dovuto trovare un nome che mi rispecchiasse a pieno. In quell’occasione mi venne in aiuto una foto che scattai un anno prima, quando mi trovavo in San Salvario, una zona di Torino nota per la movida. Ormai barcollante per i fumi dell’alcol mi appoggiai su di un portone e la mia vista cadde su di un campanello illuminato di giallo che diceva: maniaci d’amore. Non capii cosa fosse, se una casa o altro, ma un anno dopo mi sono ritrovato proprio a cercare quella foto per la necessità di rivedermi in qualcosa. Quando si ama l’amore in tutte le sue forme in maniera maniacale, non si può che essere: Maniaco d’amore.
Quando e come hai capito di voler fare dell’illustrazione il tuo lavoro?
Ho sempre avuto una propensione spiccata per creare e comunicare a mio modo le mie sensazioni, anche senza dover aprir bocca. Disegno fin da quando ero bambino, un po’ come tutti alla fine, ma é stato quando ho iniziato a frequentare le superiori che ho capito che io volevo fare il creativo. Nella scuola in cui andavo molti la sceglievano per la sua facilità, ma io ci vedevo qualcosa di più, qualcosa per me. L’illustrazione é arrivata solo nel 2015, disegnavo in bianco e nero a mano e trovavo liberatorio farlo, così capii che c’era ancora tanto da imparare, e così sto facendo ancora oggi. Ho capito mano mano che l’illustrazione sarebbe potuta diventare il mio mezzo di comunicazione principale, ma solo attraverso varie fasi della mia vita.
Hai realizzato veramente molte illustrazioni e con temi diversi, ma ce n’è una a cui sei particolarmente affezionato?
Se penso ad un’illustrazione alla quale sono molto legato vi direi che non ne ho una ma molte (ride, ndr), ma direi che la scatola di Ikea con il cuore da montare come se fosse un mobile è sicuramente tra le mie preferite. È un‘illustrazione personale che realizzai qualche anno fa, data la mia passione per l’arredamento e quindi anche per mamma Ikea (ride, ndr). Ho unito la forza di Ikea, che risiede proprio nel poter montare i mobili a casa nostra, con la mia visione da romanticone, creando un cuore anatomico assemblabile a casa propria.
Gli elementi che più rappresenti sono legati al mondo dell’amore, a cui si rifà il tuo nickname, e al mondo della natura. In base cosa scegli il soggetto da disegnare?
Diciamo che ci sono periodi in cui sono fissato con degli elementi visivi, come possono essere le piante o le balene. All’inizio usavo molto disegnare fili rossi che legavano i soggetti. Molte illustrazioni riflettono il mio stato d’animo di un periodo preciso, altre volte invece l’ispirazione viene dalla quotidianità e dalla volontà di portare quelle vibes attraverso l’illustrazione fino all’osservatore.


Quali sono i tuoi punti di riferimento nella storia dell’illustrazione?
Più che punti di riferimento nell’illustrazione ho avuto molti riferimenti da bambino, come potevano essere i Simpson o i cartoni della Disney, dove solo con il colore e qualche ombra si riusciva ad ottenere un risultato stupendo senza troppe cose di contorno. Tutto quello mi affascinava molto! Nell’illustrazione ammiro e seguo molti illustratori che negli anni sono diventati anche amici ma, come base, ho avuto il tatuaggio e la grafica per poi spostarmi sull’illustrazione.
Quale tecnica preferisci utilizzare?
Lavoro prevalentemente in digitale su iPad Pro con l’ausilio della pencil, utilizzando Procreate come programma per i miei lavori. Negli anni ho lavorato con diverse tecniche, in base anche al luogo in cui ero e a cosa stavo imparando. Ho utilizzato l’acquerello e le penne a punta fine degli studi tattoo dove ero apprendista, ho lavorato con i marker e le matite quando disegnavo a mano. La tecnica del digitale rimane la mia preferita soprattutto per la velocità intuitiva nei vari passaggi, e per non avere millemila fogli sparsi per casa (ride, ndr).
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