“La moda di un’attrice” è una mostra che attraverso 50 abiti iconici ripercorre la vita di Franca Bettoja Tognazzi, raccontando un’epoca storica.

Il 28 aprile del 1937 furono inaugurati a Roma gli studi cinematografici di Cinecittà. La capitale divenne un centro di produzione del cinema nazionale ed internazionale. Parlare di Roma significava parlare della Dolce Vita e delle “Vacanze Romane”, stile di vita apprezzato dai divi Hollywoodiani, ma anche da aristocratici e politici.
Cinema e moda tessono il loro rapporto e una fitta rete di corrispondenze, che portarono le stelle del cinema negli storici atelier della città eterna, all’interno dei quali veniva rivisitato il New Look del dopoguerra.
In questo panorama nacque nel 1936 a Roma Franca Bettoja, poi conosciuta come Franca Bettoja Tognazzi dopo il matrimonio con il celebre attore Ugo Tognazzi nel 1972. Attrice e diva decisamente apprezzata, non solo nella penisola italiana ma anche oltreoceano. Donna che ha saputo scegliere la propria carriera cinematografica ed i suoi ruoli, mantenendo la propria luce accanto alla fama di un marito importante.
Il suo grande debutto fu grazie alla regia di Pietro Germi ne “L’uomo di paglia” (1957), per poi proseguire con pellicole di vari registi Italiani e Francesi, e per lo stesso Tognazzi ne “Il fischio al naso” (1968).
“La moda di un’attrice”, così si intitola la mostra dedicata a Franca Bettoja, che occupa le sale di Castel Sant’Angelo fino al 12 marzo 2023. Le stesse sale in cui un tempo erano esposte le armi storiche ed i numerosi cimeli militari rinascimentali.

Mariastella Margozzi e Laura Salerno sono le curatrici dell’esposizione. Queste hanno magicamente tracciato una linea del tempo, che attraverso 50 abiti dell’archivio personale di Franca, ripercorre diversi momenti importanti dell’attrice. Abiti da cocktail, abiti indossati per i festival del cinema, abiti immortalati su copertine.
Ad accompagnare la vista dello spettatore lungo il percorso, tra merletti, perline e tessuti sartoriali, troviamo una serie di fotografie dell’epoca tra cui si possono riconoscere le boutique di noti stilisti di quegli anni.
La mia attenzione si sofferma sulla staticità di una foto datata 1958 in cui è ritratta l’attrice nell’atelier delle Sorelle Fontana, nella posa da “mannequin”.
Come esprime Mariastella Margozzi in un’intervista per Cinecittà magazine, l’esposizione è frutto di una grande ricerca spinta dalla volontà di raccontare quelli che erano la moda e il cinema italiano, tenendo presente la personalità di una donna aperta alla modernità nella sua vita personale e nella sua carriera.

Ogni abito è frutto del gusto dell’attrice associato allo studio degli stilisti dell’epoca. Ogni abito rappresenta l’anima artistica, artigianale e industriale dell’Italia, in dissidio tra la scelta delle regole dettate dal New Look di Dior e la sperimentazione artistica di materiali sgargianti e forme spigolose.
Come un vaso di Pandora, le diverse creazioni racchiudono in sé tensioni, sperimentazioni, tradizioni e novità. Sono presenti abiti più comunemente definiti classici, caratterizzati da linee dritte e colori tenui, in contrasto con creazioni più audaci sia in termini di colore: rosso, verde, giallo, nero; sia per quanto concerne i tessuti e le applicazioni. Plissé, perline e paillettes sono la manifestazione di un carattere eclettico e vivace, mai scontato e sempre elegante.
La scelta di allocare la mostra all’interno delle sale del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo è un segnale di una città pronta a riportare la moda, e non solo il cinema, a Roma, ricordando il virtuoso passato per un futuro brillante ed innovativo. Sarà l’inizio di un grande ritorno o un buco nell’acqua?
GET IN TOUCH
redazioneconnection@gmail.com