Sara Paglia: dall’ordinario allo straordinario

Spinta dalla voglia di lasciare l’ordinario per lo straordinario, Sara Paglia, nel 2019 inizia a vendere le sue illustrazioni. Opere che raccontano la quotidianità: dal caffè della mattina al bicchiere di vino a cena con la migliore amica.

In questa intervista ci ha raccontato il suo lavoro, il processo creativo, lo stile e come le sue illustrazioni fanno prendere vita a oggetti di vario genere.

Ciao Sara, ci racconti come sei arrivata a fare dell’illustrazione il tuo lavoro?

Ciao Melissa, è stata una scelta difficile che mi ha lasciata diverse notti sveglia. 

Facevo la grafica per un’azienda e avevo una vita abbastanza ordinaria fatta di orari e ufficio. Una serie di eventi e la voglia di provarci mi ha spinto a lasciare quel lavoro nel 2019 e provare a vivere vendendo le mie illustrazioni. Instagram è stato un aiuto importante, una finestra sul mondo di tipo fotografica dove l’immagine arrivava prima delle parole.

Così il riscontro è stato bellissimo, mi sono sentita accolta e amata da un pubblico apparentemente invisibile ma presente e di forte supporto pratico ed emotivo.

Attraverso le tue opere racconti momenti di vita quotidiana. Come si svolge il tuo processo creativo?

Mi sono sempre scritta su fogli volanti o sulle note del telefono le citazioni, le frasi dei film, delle canzoni o versi di poesie che mi lasciavano qualcosa. Ho continuato a farlo negli anni e lo faccio tutt’ora.

L’ispirazione viene da lì. Dai momenti di vita quotidiana, dal caffè della mattina, il bicchiere di vino a cena con la migliore amica. E poi gli abbracci stretti con la persona giusta, le coccole col gatto, l’ultima puntata della serie preferita di un mite venerdì sera. 

Il tuo stile è ben definito e riconoscibile, ci spieghi che tecnica utilizzi e perché proprio questa?

La mia tecnica non so come si chiama ma è un mix di due realtà artistiche che amo allo stesso modo: il tratteggio a china e l’action painting con i colori. Le ho messe insieme col tempo, prendendo ispirazione da chi lo faceva già, ma poi l’ho fatto mio! 

Un’unione di due ingredienti già di per sé potenti: un po’ come se ti piace tanto sia la panna che la crema e poi scopri la chantilly.

Hai realizzato moltissime illustrazioni, ma se dovessi sceglierne solo una per presentarti al mondo, quale sceglieresti?

Sceglierei BACK. Rappresenta una donna con un taglio sulla schiena da cui escono dei fiori.

Sono legata emotivamente a quel disegno per quello che ha significato per me e per quello che con il tempo mi sono resa conto significare per tante altre donne.

Da queste profonde ferite usciranno farfalle libere, diceva la Merini.

Aveva ragione.

Non solo stampe ma anche oggettistica, tra cui t-shirt, tazze e pochette. Quando e come nasce l’idea?

Un’altra potenzialità dell’arte è quella di potersi adattare. Una t-shirt può diventare artistica, così come una mug o il tappetino del mouse. 

L’idea non nasce da me, ma vedevo che molti artisti lo facevano e l’ho fatto anche io.

La parte di oggettistica è un ottimo modo per acquistare una variante dell’arte ad un prezzo ridotto ed è anche una simpatica e originale idea regalo a supporto degli artisti e dell’artigianato.

Cosa consiglieresti a chi come te vuole fare dell’arte il suo mestiere?

Sono ancora nella posizione in cui sono io a chiedere agli artisti che più ammiro dei consigli su cosa devo fare, come, quando e perché.

È successo qualche giorno fa, nel pieno di un momento di sconforto.

C’è un artista che per me è un esempio a cui ho scritto una mail. Ho preso coraggio chiedendo se ci fosse una strategia o una tecnica migliore della mia.

Mi ha risposto che è un lavoro complicato, che non si può forzare in nessun modo la riuscita, non basta nemmeno la bravura. Il consiglio che ho avuto è di continuare a disegnare cercando sempre di divertirmi, di postare costantemente sui social che hanno una grande potenzialità per questa generazione e, alla fine c’era scritto così: “il nostro lavoro ha dei tempi lunghi ma non bisogna mai mollare”.

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