VAN GOGH: l’arte come via di uscita dal dolore

Schopenhauer riteneva che «contemplando un bel quadro, leggendo un buon libro o ascoltando buona musica, l’uomo dimentica se stesso e il proprio dolore». Aggiungendo che «l’arte sottrae l’individuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani, offrendogli un appagamento immobile e compiuto».

È proprio da qui che parte la riflessione sulla vita di Van Gogh. Una vita dedicata all’arte, ma anche un continuo oscillare tra dolore e quiete. 

Autoritratto, Van Gogh, 1889, dalla mostra a Palazzo Bonaparte

Palazzo Bonaparte a Roma ospita una delle più celebri mostre in onore dell’artista e dei suoi 170 anni. Dall’8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023, 50 opere provenienti dal Museo Kröller Müller di Otterlo, ripercorrono la sua vita e la sua attività artistica negli anni tra il 1881 e il 1890.  Alla sua Notte Stellata è dedicata un’intera stanza in cui è possibile immergersi nei colori e nei vortici pensati e realizzati dall’artista.

Installazione “Notte Stellata” dalla mostra a Palazzo Bonaparte

«Se senti una voce dentro di te che dice che non sei un pittore, allora, proprio allora devi dipingere e quella voce sarà messa a tacere, soltanto col lavoro»

Con questa citazione, scritta sul muro di una sala della mostra, l’artista ci permette di entrare nel suo immaginario, consentendoci di comprendere come i momenti di buio si alternavano a pieni momenti di consapevolezza. 

Primo di due fratelli, Van Gogh nasce nel 1853 a Zundert e quattro anni dopo nasce suo fratello Theo, fondamentale per tutto il suo percorso personale e artistico. Nel 1872 è proprio col fratello che inizia uno scambio epistolare, oggi racchiuso nel libro Lettere a Theo

Nelle lettere scritte dall’artista si evince una grande sofferenza, ma anche grande voglia di rendere partecipe il fratello di ogni accadimento, bello o brutto che fosse. Come nel caso di Sien, la giovane prostituta che Van Gogh incontra per strada, alcolizzata, incinta e madre di una bambina di cinque anni. È il 7 maggio 1882 quando scrive a Theo di averla incontrata e di volerla sposare.

Sien, dalla mostra a Palazzo Bonaparte

La natura e la realtà che lo circondano diventano il suo focus e il suo modo per fare arte. Da qui un crescendo continuo, in cui studia pittura, che diventa il suo strumento principale per esprimersi. 

Dopo questo periodo iniziano ad arrivare le primi crisi, in una delle quali arriva a tagliarsi l’orecchio. Da questo momento per Van Gogh è un continuo entrare e uscire da ospedali psichiatrici, in cui però non smette mai di fare arte. Guardando fuori dalla finestra di un ospedale in cui è ricoverato, dipinge la Notte Stellata. In quest’opera l’artista rappresenta, attraverso forme e colori, la sua vita tormentata.

L’arte però non basta a farlo rimanere in vita. Il 29 luglio 1890 muore, dopo due giorni di agonia, per essersi sparato al petto. 

Vecchio disperato, Van Gogh, 1890, dalla mostra a Palazzo Bonaparte

Poco dopo la sua morte, anche il fratello Theo viene a mancare, lasciando la moglie e il figlio di pochi mesi. In quella circostanza la donna, ritrovandosi in un appartamento colmo di opere d’arte, disegni e lettere, inizia a organizzare mostre ed eventi, diffondendo così la straordinaria attività artistica del cognato. 

Nel 1973 apre il Museo Van Gogh di Amsterdam, grazie al contributo del figlio di Theo, Vincent Willem, che nel tempo ha ereditato il patrimonio. 

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